Dottrina sociale e missione

Il Magistero sociale della Chiesa

Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi Daniélou

Alcuni passaggi significativi del primo capitolo del libro Per un umanesimo del Terzo millennio. Il Magistero sociale della Chiesa

La dottrina sociale costituisce indubbiamente un punto di riferimento fondamentale per una presenza reale ed evangelizzatrice della Chiesa. Il Magistero sociale si è configurato da sempre come strumento di autentica e rinnovata evangelizzazione di fronte a un mondo che si è modificato e che è tuttora in continuo mutamento.

Affrontare e cercare di capire a fondo il significato e il valore della dottrina sociale non è qualcosa che possa essere lasciato agli specialisti, interessa piuttosto il cristiano in quanto tale. Non si tratta, dunque, di un aggiornamento di tipo settoriale, ma innanzitutto di un problema relativo all’evangelizzazione e alla missione, come ha ribadito Giovanni Paolo II: «L’insegnamento e la diffusione della dottrina sociale fanno parte della missione evangelizzatrice della Chiesa» ( Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollecitudo rei socialis, 41). Ciò risulta ancora più chiaro se si tiene presente quanto affermato nella Redemptor hominis a riguardo della responsabilità che la Chiesa deve avere nel conoscere e incontrare l’uomo nella sua integralità, con tutti i suoi problemi, compresi ovviamente anche quelli di natura sociale: «Essendo quindi quest’uomo la via della Chiesa, via della quotidiana sua vita ed esperienza, della sua missione e fatica, la Chiesa del nostro tempo deve essere, in modo sempre nuovo, consapevole della di lui “situazione”. Deve cioè essere consapevole delle sue possibilità, che prendono sempre nuovo orientamento e così si manifestano: la Chiesa deve, nello stesso tempo, essere consapevole delle minacce che si presentano all’uomo. Deve essere consapevole, altresì, di tutto ciò che sembra essere contrario allo sforzo perché la vita umana divenga sempre più umana, perché tutto ciò che compone questa vita risponda alla vera dignità dell’uomo. In una parola, deve essere consapevole di tutto ciò che è contrario a quel processo» (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptor hominis, 14).

Affresco del Buon governo di Ambrogio Lorenzetti, Siena

Ambrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governo, Siena

La dottrina sociale porta la fede a misurarsi con l’uomo storico, concreto, con i suoi problemi vitali. Essa illumina tali problemi a partire dalla fede, individuandone le soluzioni dentro quell’orizzonte nuovo di coscienza e di azione che la fede stessa fa accadere nel mondo. Si può pertanto dire che la dottrina sociale nasce dall’incontro della fede con l’uomo, con le sue problematiche reali, personali e sociali. Infatti, «la fede non è un’evasione ma al contrario, se vissuta, è esigenza di azione sul piano della regolazione della società temporale e comporta, per il laico cristiano, un’esigenza di efficacia temporale affinché regni la giustizia e siano garantite alle persone  umane le condizioni di esistenza cui hanno diritto» (J. Daniélou, Il cristiano e il mondo moderno, ed. Cantagalli, Siena 2004, p. 25). Non può essere considerata autentica presenza cristiana e quindi adeguata missione della Chiesa, quella presenza cristiana che non faccia riferimento alla dottrina sociale. La storia della Chiesa insegna che quando la fede non ha più nulla da dire sui problemi della vita umana, perde la sua caratteristica fondamentale di essere la risposta che Dio ha dato all’uomo e, quindi, la possibilità per l’uomo stesso di sperimentare e di incontrare tutta la verità su di sé e di potervi, in qualche modo, corrispondere. In altri termini non si deve dimenticare il nesso profondo esistente tra evangelizzazione e promozione umana: «Tra evangelizzazione e promozione umana – sviluppo, liberazione – ci sono infatti dei legami profondi. Legami di ordine antropologico, perché l’uomo da evangelizzare non è un essere astratto, ma è condizionato dalle questioni sociali ed economiche. Legami di ordine teologico, poiché non si può dissociare il piano della creazione da quello della Redenzione che arriva fino alle situazioni molto concrete dell’ingiustizia da combattere e della giustizia da restaurare. Legami dell’ordine eminentemente evangelico, quale è quello della carità: come infatti proclamare il comandamento nuovo senza promuovere nella giustizia e nella pace la vera, l’autentica crescita dell’uomo?» (Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 31). 

Grazie al Magistero sociale si può comprendere come la fede, nella prospettiva cattolica, non sia da intendere come un’appendice preziosa e inutile della vita, ma come criterio di lettura dell’intera esistenza: «per la Chiesa insegnare e diffondere la dottrina sociale appartiene alla sua missione evangelizzatrice e fa parte essenziale del messaggio cristiano, perché tale dottrina ne propone le dirette conseguenze nella vita della società ed inquadra il lavoro quotidiano e le lotte per la giustizia nella testimonianza a Cristo Salvatore» (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 5).


(Tratto da: Luigi Negri, Per un umanesimo del Terzo millennio. Il Magistero sociale della Chiesa, Edizioni Ares, Milano 2007, pp. 19-22)