Un pensiero fondativo

Pubblichiamo la lettera inviata al Sussidiario.net nella ricorrenza del secondo anniversario della morte di mons. Luigi Negri


Caro direttore,

il 31 dicembre 2023 è stato il secondo anniversario della morte di mons. Luigi Negri e, come già fatto lo scorso anno (L’origine di una profondità nuova: il perché di un magistero vivo), mi permetto di scrivere alcune righe per l’occasione. Non si tratta semplicemente di onorare con gratitudine un uomo che ha offerto, sia per la Chiesa sia per la cultura, un contributo significativo, quanto piuttosto favorire la memoria e le possibili linee di sviluppo del suo magistero, estremamente utile e attuale.

È noto a tutti quanto sia stato per lui significativo l’incontro con don Giussani, quando ancora ragazzo frequentava il liceo Berchet. Un incontro e un rapporto, maturato lungo tanti anni di frequentazione, che lo hanno segnato per tutta la vita, facendo nascere quel cammino di fede che lo ha portato a diventare un importante punto di riferimento nell’educazione di tante generazioni di giovani e, in seguito, di adulti nella vita del movimento di Comunione e Liberazione. Cammino che è poi proseguito, a partire dal 2005, con la sua attività episcopale, nella diocesi di San Marino-Montefeltro e in quella di Ferrara-Comacchio.

È noto anche come la figura di san Giovanni Paolo II sia stata molto significativa per lui. Ultimo dei vescovi nominati sotto il suo pontificato, egli ha dedicato molti studi al magistero di questo Papa contribuendo in maniera decisiva alla comprensione e alla diffusione del suo insegnamento.

Egli è stato particolarmente legato anche a Benedetto XVI. Ne sono due esempi significativi, nel giugno del 2011, la visita alla diocesi di San Marino-Montefeltro del Pontefice e, nel settembre 2012, la nomina dello stesso mons. Negri come padre sinodale del Sinodo dei Vescovi sulla Nuova Evangelizzazione.

Legame che la Provvidenza sembra quasi abbia voluto evidenziare chiamando, esattamente a distanza di un anno – nello stesso giorno, il 31 del mese di dicembre del 2022 –, papa Benedetto XVI alla casa del Padre.

Vorrei allora soffermarmi su un aspetto – senza avere qui la pretesa di farne un’esposizione sistematica, ma solo enunciarlo a titolo di esempio –  dell’insegnamento di Benedetto XVI che mons. Negri ha sempre indicato come un punto particolarmente illuminante per i cristiani e per gli uomini della nostra epoca. Come spiega nel suo libro Il cammino della Chiesa. Fondamenti, storia e problemi (ed. Ares), l’importante questione della ragione deve essere considerata uno dei punti decisivi del magistero di papa Benedetto XVI.

In quel volume Negri spiega come «l’insistenza di Benedetto XVI è stata posta sulla necessità di recuperare un adeguato concetto di ragione» rispetto alle riduzioni di carattere razionalistico e tecno-scientifico che hanno finito, nel corso della modernità, per prevalere e continuano a segnare negativamente la vita degli uomini. «Benedetto XVI ha rilanciato la questione della ragione, riportando in primo piano la dimensione della verità come esigenza costitutiva dell’uomo Egli ha indicato come fondamentale recuperare la dimensione veritativa della vita. La cultura è cultura della vita, se è cultura della verità».

Il contributo del cristianesimo, al fine di recuperare «un adeguato concetto di ragione», è decisivo perché   nell’esperienza cristiana Dio si rivela come logos «ma questa ragione eterna ed incommensurabile, appunto, non è soltanto una matematica dell’universo e ancora meno qualche prima causa che, dopo aver provocato il Big Bang, si è ritirata. Questa ragione, invece, ha un cuore, tanto da poter rinunciare alla propria immensità e farsi carne» (Benedetto XVI, Allocuzione per l’incontro con l’Università degli studi di Roma “La Sapienza”).

Per meglio comprendere questo nesso inscindibile e strutturalmente costituivo tra ragione e cuore, in Dio come nell’uomo, vale la pena riportare le parole con le quali Negri commenta il pensiero di Benedetto XVI: «La ragione è l’espressione sintetica della personalità umana insieme all’affettività. Queste due dimensioni non devono essere separate, perché la ragione di cui parla Benedetto XVI è lo strumento di ricerca di tutto l’uomo. Non è propriamente la ragione che ricerca (la ragione cartesiana, kantiana, piuttosto che hegeliana); la ragione è la ragione di un uomo, è l’espressione della personalità umana. La personalità umana non è soltanto identificabile con la capacità di conoscenza; questa, piuttosto, viene chiamata a confrontarsi e a dialettizzare con la grande questione del bene. La ragione che ricerca è la ragione di un uomo che vive, ossia che cerca e ama, che cerca e soffre. Una conoscenza razionale senza amore muta la conoscenza in ideologia, ma, per converso, un’intuizione del vero che sia soltanto affettiva, sentimentale, è puramente egoistica e risulta comunque evasiva. L’uomo deve perciò far proprio una modalità di esercizio della ragione che non pretenda di misurare la realtà e che cerchi di trovare la sintonia con il cuore che desidera il bene. La ragione è mossa dalla necessità logica di un susseguirsi di domande che scaturiscono nell’impatto con il reale: Io chi sono? Da dove vengo? Dove vado? Qual è il senso ultimo della realtà? La ricerca delle risposte a questi interrogativi è lo spazio in cui si gioca la libertà. La ragione e la libertà sono l’espressione della persona che cerca il vero per essere fino in fondo sé stessa» Il cammino della Chiesa. Fondamenti, storia e problemi (ed. Ares).

Da questo esempio è possibile intuire e intravedere quello che può essere considerato uno dei tratti distintivi del suo modo di essere maestro di fede e di cultura. Recuperare un concetto adeguato di ragione significa andare a fondo della propria esperienza di uomini e di cristiani, aiutati dall’insegnamento dei grandi uomini di fede che hanno segnato il nostro tempo; non fermarsi alle riduzioni con le quali la mentalità dominante deforma il significato di queste parole così importanti per la vita dell’uomo; scoprire la verità di sé nell’esperienza di grazia della fede.

Nel variegato e molteplice magistero di mons. Luigi Negri – sviluppatosi alla luce di questi suoi grandi maestri, don Giussani, san Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e altri, molti dei quali conosciuti attraverso lo studio, basti citare Romano Guardini –, è possibile allora riconoscere, come preoccupazione costante e sottesa alle diverse prospettive di carattere filosofico, teologico e storico, un atteggiamento di carattere fondativo che rende il suo insegnamento particolarmente interessante per l’uomo di oggi, così fortemente segnato da un pensiero debole che rifugge qualsiasi riferimento alla verità. Tale prospettiva risulta pertanto, allo stesso tempo, più che mai urgente da recuperare e più che mai difficile da fare comprendere nelle sue dimensioni profonde.

Per questo l’Associazione culturale Tu Fortitudo Mea, nata esattamente un anno fa (il nome richiama il motto episcopale di mons. Negri), è al lavoro. Un anno di vita nel quale abbiamo compiuto i nostri primi passi, importanti momenti attraverso i quali abbiamo cercato di portare avanti lo scopo principale per la quale essa è stata costituita: custodire, promuovere e approfondire la memoria della persona e del magistero di mons. Luigi Negri. Innanzitutto la costruzione del sito Tufortitudomea.it e l’organizzazione dell’incontro svoltosi a Milano lo scorso giugno, Fede e cultura: una sfida alla ragione. L’importante contributo di mons. LUIGI NEGRI (sul sito il video integrale, e  la lettera di Davide Prosperi) con gli interventi di mons. Corrado Sanguineti (Vescovo di Pavia, qui il testo) e del professor Paolo Pagani (docente di Filosofia morale presso l’Università Cà Foscari di Venezia). Poi il nostro sostegno alla mostra Il cavallo rosso di Eugenio Corti: le prove della storia, il lievito della vita, realizzata per il Meeting di Rimini (qui le ragioni di tale iniziativa) e l’adesione all’importante convegno in onore di mons. Negri svoltosi a San Marino lo scorso 25 novembre (qui un resoconto dell’evento e i video degli interventi). Inoltre sono in corso d’opera la sistemazione della biblioteca con i volumi della sua libreria personale presso il Rosetum e il riordinamento del suo archivio.

Concludo, ricordando quello che considero essere uno degli aspetti decisivi da tenere presente per una adeguata comprensione del pensiero di mons. Luigi Negri: il suo amore per la Chiesa. Da esso scaturisce il suo impegno culturale secondo le diverse prospettive assunte dal suo magistero. Si può dire che i numerosi libri da lui pubblicati, una buona parte dei quali nati dalle lezioni e dalle testimonianze tenute nel corso della sua vita, siano l’espressione e la documentazione delle sue due principali e più importanti azioni: l’educazione del popolo cristiano (in modo particolare dei giovani) a riconoscere, al di là di tutte le possibili riduzioni, la vera natura sacramentale della Chiesa; la missione verso tutti gli uomini perché possano conoscere, attraverso la Chiesa, il vero volto di Cristo.


Giulio Luporini, Non c’è Chiesa senza ragioni, non c’è Cristo senza Chiesa, ilsussidiario.net, 1 gennaio 2024