Vivere il Matrimonio (Introduzione)

Introduzione di Luigi Negri

Che cosa descrive ed esprime più tenacemente la vita dell’uomo? È il desiderio di compiersi nell’altro. È l’affezione.

La parola matrimonio – che tende a scomparire dal linguaggio della cultura dominante, sostituita con altre espressioni che si vogliono falsamente sinonime (coppia, convivenza…) – evoca l’espressione piena dell’umanità redenta. L’espressione piena, dentro la storia, di una umanità che vive anche di aspetti materiali della vita: perché il dover stare in casa insieme è un aspetto materiale, carico di grandezza e di limite. L’affezione reciproca è una cosa grande, ma è anche faticosa come è faticoso mettere al mondo dei figli e poi educarli; come è faticoso far fronte alle necessità economiche della vita, in una situazione non facile come quella che – economicamente parlando – presumibilmente si trova all’inizio del matrimonio.

Eppure il mondo della carne e del sangue, il mondo dell’affetto, il mondo della vita dell’uomo e della donna sono presi dentro un dinamismo di novità incredibile, che rende questo avvenimento uno dei frutti più significativi del miracolo della fede. Il miracolo della fede dà alla tenerezza di un uomo verso la donna una consistenza, un significato e un destino assolutamente nuovi: l’amore tra i due è, in questa ottica, segno e prova tangibile dell’amore di Dio per l’uomo e della somiglianza fra l’uomo e il suo Creatore. Lo ha spiegato in un bellissimo discorso papa Benedetto XVI, intervenendo a un convegno su «Famiglia e Comunità cristiana» tenutosi a Roma nel giugno 2005:

«La verità del matrimonio e della famiglia, che affonda le sue radici nella verità dell’uomo, ha trovato attuazione nella storia della salvezza, al cui centro sta la parola: “Dio ama il suo popolo”. La rivelazione biblica, infatti, è anzitutto espressione di una storia d’amore, la storia dell’alleanza di Dio con gli uomini: perciò la storia dell’amore e dell’unione di un uomo e una donna nell’alleanza del matrimonio ha potuto essere assunta da Dio quale simbolo della storia della salvezza».

Non a caso, metteva in rilievo il Pontefice,

«il fatto inesprimibile, il mistero dell’amore di Dio per gli uomini, riceve la sua forma linguistica dal vocabolario del matrimonio e della famiglia, in positivo e in negativo: l’accostarsi di Dio al suo popolo viene presentato infatti nel linguaggio dell’amore sponsale, mentre l’infedeltà di Israele, la sua idolatria, è designata come adulterio e prostituzione…».

La forza d questi argomenti si fa ancora più evidente in rapporto alla figura di Cristo. Diceva ancora papa Benedetto:

«Nel Nuovo Testamento Dio radicalizza il suo amore fino a divenire Egli stesso, nel suo Figlio, carne della nostra carne, vero uomo. In questo modo l’unione di Dio con l’uomo ha assunto la sua forma suprema, irreversibile e definitiva. E così viene tracciata anche per l’amore umano la sua forma definitiva, quel “sì” reciproco che non può essere revocato: essa non aliena l’uomo, ma lo libera dalle alienazioni della storia per riportarlo alla verità della creazione. La sacramentalità che il matrimonio assume in Cristo significa dunque che il dono della creazione è stato elevato a grazia di redenzione. La grazia di Cristo non si aggiunge dal di fuori alla natura dell’uomo, non le fa violenza, ma la libera e la restaura, proprio nell’innalzarla al di là dei suoi propri confini. E come l’incarnazione del Figlio di Dio rivela il suo vero significato nella Croce, così l’amore umano autentico è donazione di sé, non può esistere se vuole sottrarsi alla Croce».

L’amore di un uomo e di una donna aperto alla vita dei figli è, dunque, agli occhi della fede, riverbero effettivo dell’amore creativo di Dio Padre che dona la vita e dell’amore sacrificale di suo Figlio Gesù che offre la vita per il bene e la salvezza degli altri. La famiglia è luogo e insieme segno del rapporto di amore che lega la creatura al creatore, ne fonda la somiglianza, e al tempo stesso ne richiama la natura altruista, gratuita, pronta alla donazione di sé anche nella fatica e nella sofferenza, nell’esempio di Gesù che ha dato la vita sulla Croce.

È infatti «nel disegno di Dio Creatore e Redentore», spiegava papa Giovanni Paolo II nell’esortazione apostolica Familiaris consortio (n. 17), che «la famiglia scopre non solo la sua “identità”, ciò che essa “è”, ma anche la sua “missione”, ciò che essa può e deve “fare”». Anche Giovanni Paolo II sottolineava di seguito come la famiglia «è» presenza di amore, presenza quindi di Dio e di Cristo che – ecco il compito, il «fare» – «riceve la “missione” di custodire, rivelare e comunicare l’amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione dell’amore di Dio per l’umanità e dell’amore di Cristo Signore per la Chiesa sua sposa».

Ora se leggiamo l’esperienza del matrimonio alla luce di questi contenuti del Magistero sarà difficile per chiunque di cuore aperto non riconoscere che ci sono poche realtà oltre la famiglia cristiana in cui si può sperimentare con la stessa chiarezza che Dio è amore fecondo e che Cristo  cambia il mondo.

La famiglia cristiana affonda le sue radici nel mistero dell’incarnazione di Cristo e si espande come parte della Chiesa, perché «la famiglia è Chiesa domestica», come ha detto il Concilio. La Chiesa è una comunione unica, che ha infinite forme di attuazione. E la famiglia è una delle forme oggettive della Chiesa. Per questo il matrimonio cristiano ha una grandezza, una dignità e una novità incredibili. Inconcepibili.

Ancora Benedetto XVI, sottolineando il significato e l’importanza del VII Incontro mondiale delle famiglie, ha ribadito il ruolo chiave della famiglia nella vita della Chiesa, nell’azione missionaria, soprattutto nel contesto culturale e sociale del mondo contemporaneo:

«Nel nostro tempo, come già in epoche passate, l’eclissi di Dio, la diffusione di ideologie contrarie alla famiglia e il degrado dell’etica sessuale appaiono collegati tra loro. E come sono in relazione l’eclissi di Dio e la crisi della famiglia, così la nuova evangelizzazione è inseparabile dalla famiglia cristiana. La famiglia è infatti la via della Chiesa perché è “spazio umano” dell’incontro con Cristo. La famiglia fondata sul sacramento del Matrimonio è attuazione particolare della Chiesa, comunità salvata e salvante, evangelizzata ed evangelizzante. Come la Chiesa, essa è chiamata ad accogliere, irradiare e manifestare nel mondo l’amore e la presenza di Cristo. L’accoglienza e la trasmissione dell’amore divino si attuano nella dedizione reciproca dei coniugi, nella procreazione generosa e responsabile, nella cura e nell’educazione dei figli, nel lavoro e nelle relazioni sociali, nell’attenzione ai bisognosi, nella partecipazione alle attività ecclesiali, nell’impegno civile. La famiglia cristiana, nella misura in cui, attraverso un cammino di conversione permanente sostenuto dalla grazia di Dio, riesce a vivere l’amore come comunione e servizio, come dono reciproco e apertura verso tutti, riflette nel mondo lo splendore di Cristo e la bellezza della Trinità divina». (Discorso alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, 1 dicembre 2011).

Alla luce di questa concezione di famiglia si comprende come il Papa, in altra occazione, possa concludere che «l’unione dell’uomo e della donna in quella comunità d’amore e di vita che è il matrimonio, costituisce l’unico “luogo” degno per la chiamata all’esistenza di un nuovo essere umano, che è sempre un dono» (Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti dell’Assemblea della Pontificia Accademia per la vita, 25 febbraio 2012).

Questo libro si propone di chiarire la portata di queste affermazioni, offrendo spunti di riflessione per accompagnare i fidanzati e gli sposi nella risposta all’invito di papa Benedetto di riconoscere «il piano di Dio sul matrimonio e la famiglia».

Ma all’intento pastorale se ne accompagna un secondo culturale, che si nutre del desiderio di riuscire a mostrare qualcosa della verità e bellezza della vocazione matrimoniale che, vissuta nell’amore di Dio e con sguardo a Cristo, genera veramente il miracolo del cambiamento della vita nella sua materialità, nella sua ordinarietà, ed è capace di dare contributi e impulsi a tutta la società civile in cui opera una famiglia costruita su tali presupposti. Come ha sottolineato il Papa, l’11 maggio 2006, per l’anniversario del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia,

«l’autentico amore si trasforma in una luce che guida tutta la vita verso la sua pienezza, generando una società abitabile per l’uomo. La comunione di vita e di amore che è il matrimonio si configura così come un autentico bene per la società . Solo la roccia dell’amore totale e irrevocabile tra uomo e donna è capace di fondare la costruzione di una società che diventi una casa per tutti gli uomini».

Lo stesso Papa, ci ha infatti ricordato, che

«nessuna vocazione è una questione privata, tantomeno quella al matrimonio», (Discorso ai sacerdoti e alle famiglie, 11 settembre 2011) e che, nella situazione di oggi, «vi sono degli ambiti in cui è particolarmente urgente il protagonismo delle famiglie cristiane in collaborazione con i sacerdoti e sotto la guida dei Vescovi: l’educazione di bambini, adolescenti e giovani all’amore, inteso come dono di sé e comunione; la preparazione dei fidanzati alla vita matrimoniale con un itinerario di fede; la formazione dei coniugi, specialmente delle coppie giovani; le esperienze associative con finalità caritative, educative e di impegno civile; la pastorale delle famiglie per le famiglie, rivolta all’intero arco della vita, valorizzando il tempo del lavoro e quello della festa». (Discorso alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, 1 dicembre 2011).

Se l’orizzonte di queste pagine è il fine della vocazione, il metodo suggerito è quello della verifica dello stato del rapporto, affinché in un costante riscontro tra obiettivi e risultati «parziali» si approfondiscano giorno dopo giorno la qualità e la verità di questa speciale chiamata e servizio alla Chiesa e alla comunità umana.

Perciò preghiamo la Madonna che dia la grazia di vivere la vocazione matrimoniale con la stessa radicalità e con la stessa integralità con cui Lei ha vissuto la sua eccezionalissima vocazione sponsale – ma pur sempre una vocazione matrimoniale – che detta la regola a ogni altra vocazione al matrimonio. E viviamo bene il nostro quotidiano con sguardo rivolto alla Santa Famiglia di Nazaret che è l’ideale di ogni famiglia cristiana.

(Luigi Negri, Vivere il Matrimonio. Percorso di verifica per fidanzati e sposi, Edizioni Ares, Milano 2012, pp. 3-10)