Le leggi contro la vita aprono al totalitarismo

Il disconoscimento radicale della persona umana e dei suoi diritti, se, almeno per il mondo occidentale, non ha più il carattere del totalitarismo politico dei regimi totalitari, ha tuttavia trovato una nuova espressione nella cultura di morte promossa dall’ideologia tecnocratica, nuova minaccia contro l’umanità:

«In realtà, se molti e gravi aspetti dell’odierna problematica sociale possono in qualche modo spiegare il clima di diffusa incertezza morale e talvolta attenuare nei singoli la responsabilità soggettiva, non è meno vero che siamo di fronte a una realtà più vasta, che si può considerare come una vera e propria struttura di peccato, caratterizzata dall’imporsi di una cultura anti-solidaristica, che si configura in molti casi come vera “cultura di morte”» (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Evangelium vitae, 12).

Questa “cultura di morte”, che è caratterizzata da una straordinaria ricchezza di mezzi scientifici e tecnologici e da strumenti di pressione sulla coscienza delle nazioni e dei popoli, è l’esito di quel processo culturale, in parte precedentemente richiamato, per il quale l’uomo si è considerato al centro della realtà e ha considerato la realtà come un ‘dato” a sua totale disposizione.

Oggi, nell’orizzonte della grande ideologia tecnocratica che domina il mondo la persona umana è considerata semplicemente un dato di carattere biologico, su cui la scienza è abilitata a operare tutti i possibili esperimenti in vista della creazione di livelli di vita fisica sempre più rispondenti agli ideali di comodità. La vita umana ha perso qualsiasi dimensione di mistero: non è un dato, originariamente gratuito da accogliere e da amare, è una situazione che deve essere razionalizzata e dominata. Quando la vita fisica mostra i suoi limiti, al suo sorgere, al suo declinare, per la presenza di condizionamenti che ne aggravano la procedura o anche quando soltanto ostacola un benessere economico e fisico considerato irrinunciabile, allora la vita umana può essere variamente manipolata o addirittura negata.

Le manipolazioni genetiche, l’aborto, la contraccezione, le varie forme di eutanasia costituiscono, secondo l’insegnamento della Chiesa ed in particolare il Magistero di Giovanni Paolo II, una immensa congiura dei nuovi potenti contro i nuovi deboli, in cui domina un concetto di libertà assolutamente falso. É una libertà che trova esclusivamente in sé, come pura reazione istintiva, le proprie ragioni ed il proprio dinamismo, non più nell’essenziale riferimento alla verità:

«Se è vero che talvolta la soppressione della vita nascente o terminale si colora anche di un malinteso senso di altruismo e di umana pietà, non si può negare che una tale cultura di morte, nel suo insieme, tradisce una concezione della libertà del tutto individualistica che finisce per essere la libertà dei “più forti” contro i deboli destinati a soccombere» (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Evangelium vitae, 19).

La dottrina sociale ha sempre affermato che una libertà senza verità non è umanamente pensabile, in quanto conduce all’arbitrio dei potenti contro i deboli. Quando le strutture sociali e politiche assecondano questa congiura, conferendo alle violenze contro la vita il valore di leggi, proprio allora inizia il cammino verso il totalitarismo.

In troppi paesi del mondo il totalitarismo tecnocratico scrive ogni giorno infiniti episodi di violenza contro il mistero della vita come dono gratuito ospitato nel cuore di ogni persona che Dio chiama alla vita. Di fronte a questa situazione, che Giovanni Paolo Il ha molte volte descritto in modo lucido penetrante ed impegnativo, il Magistero della Chiesa ha affermato il grande Vangelo della vita come fondamento ed energia alimentante un’autentica cultura della vita:

«Il Vangelo della vita sta al cuore del messaggio di Gesù. Accolto dalla Chiesa ogni giorno con amore, esso va annunciato con coraggiosa fedeltà come buona novella agli uomini di ogni epoca e cultura». (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Evangelium vitae, 1).


(tratto da: Luigi Negri, Per un umanesimo del terzo millennio. Il Magistero sociale della Chiesa, edizioni Ares, Milano 2007, pp. 72-75).

*Nell’immagine in evidenza, Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Cattivo Governo, Siena