La gioia dell’Assunzione

Di seguito l’omelia per la solennità dell’Assunzione, pronunciata da mons. Negri il 15 agosto del 2015, nella Cattedrale di Ferrara

Quale documento straordinario è la Costituzione apostolica Munificentissimus Deus con cui, il 1° novembre del 1950, il Santo Padre Pio XII definì dogma di fede l’Assunzione della Beata Vergine al cielo, verità già ampiamente professata dal cuore del popolo cristiano fin dai primi decenni successivi al passaggio della Madonna dalla vita della storia alla vita eterna. Passaggio che è avvenuto in modo straordinario perché – dice la Costituzione – il suo corpo non fu sottoposto alla corruzione del sepolcro, ma fu assunto direttamente nello spazio della convivenza eterna del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Questa grande fiducia, questa grande certezza, Pio XII la descrive in modo accurato in tutti i momenti della tradizione cristiana in cui questo dogma, non ancora proclamato, era stato ampiamente vissuto e testimoniato, come confermano le decine e decine di chiese intitolate all’Assunzione della Beata Vergine Maria molto prima della solenne proclamazione.

Noi oggi, dunque – nella gioia profonda del mistero pasquale della morte e della risurrezione del Signore e della vita nuova che viene offerta, oggi come allora, a tutti coloro che credono e credendo seguono – siamo lieti perché c’è un punto di questo grande immenso popolo dei credenti che ha già raggiunto la pienezza della vita divina ed è la madre del Signore, prima generosa compagna di Lui nel cammino della fede, travolta poi dal dolore nel momento della morte, e infine partecipe ormai in eterno della gioia della risurrezione del Figlio Gesù.

Questo che noi riceviamo dalla Chiesa, proclamiamo e facciamo nostro in un gesto profondo di obbedienza alla coscienza e al cuore della Chiesa, apre davanti a noi una grande, grata e profonda responsabilità. È la responsabilità di farci accompagnare da Maria sulla strada che Ella ha già compiuto ovvero farci accompagnare dalla Madre Santissima del Signore nelle circostanze della vita quotidiana in cui siamo chiamati ad essere testimoni della vita nuova di Cristo e comunicatori di questa vita al cuore e alla vita di tutti gli uomini e donne che incontriamo.

La Madonna visse intensamente l’opera del Signore, e la visse dal primo momento dell’Annunciazione fino al compimento miracoloso e straordinario dell’Assunzione come, in modo certo ed insieme profetico, è descritta nel Magnificat che abbiamo appena sentito proclamare. Fu attiva nell’opera di Cristo e anche noi, dunque, non possiamo essere cristiani veri senza essere attivi nell’opera di Cristo, senza rendere attuale e proseguire l’opera del Signore Gesù Cristo ovvero la sua missione di risurrezione, la sua missione di annunzio della vita nuova in Lui per tutti coloro che Gli credono.

Come Maria, stretta attorno al Signore, lo accompagnò nel cammino della sua missione e gli aprì la sua vita – come Lui faceva ogni giorno alla vita degli uomini che incontrava con chiarezza di giudizio e con assoluta carità – ora tocca a noi portare avanti l’opera di questa compagnia che facciamo al Signore nella certezza che Lui, e Lui solo, è la salvezza del mondo.

Su questa certezza non può esserci cristianesimo che non sia proclamazione forte ed inesorabile che Gesù Cristo è il Signore della vita e della morte e perciò l’unica possibilità di salvezza offerta da Dio agli uomini.

Tale certezza ci fa anche vedere la miseria del mondo in cui viviamo. Un mondo che ha abbandonato Gesù, misero perché ha tentato con presunzione di sostituire – come tante volte ha richiamato Papa Francesco – la presenza della divinità di Dio in Cristo con l’uomo, ovvero esaltando l’uomo a dio di sé stesso. Dobbiamo guardare a questo mondo, allora, innanzitutto con chiarezza di giudizio ovvero ricordando che senza Cristo il mondo non si salva, senza Cristo l’uomo non si salva, senza Cristo l’uomo sperimenta ogni giorno tutta l’abissale miseria di cui è capace il suo cuore. Noi giudichiamo così questo mondo nella misura in cui questo mondo pretende di essere autonomo da Dio ed in opposizione a Cristo e alla Chiesa, tuttavia non escludiamo nessuno dall’annunzio della salvezza e non lo escludiamo perché ci avviciniamo ad ogni uomo e donna con una volontà assoluta di aprire la nostra vita alla sua, affinché in questa reciproca apertura passi l’annunzio della fede e, se il nostro fratello che ci passa accanto ha il cuore pronto, possa rispondere anche lui come anche noi abbiamo risposto e rispondiamo ogni giorno: Signore io credo!

Questa è l’opera del Signore, è l’opera che Maria ha assunto: lei, ragazza di poco più di sedici o diciassette anni, nel momento straordinario in cui fu chiamata ad accettare liberamente la vocazione a divenire la madre di Dio, la madre del Verbo incarnato Gesù Cristo.

Da quel momento fino al compimento della gloria in lei questa fu l’opera di Maria e non ce ne fu un ‘altra, e questa è l’opera dei cristiani nel mondo di oggi e non ce n ‘è un’altra.

Se ci affidiamo all’opera che Dio e Cristo ci consegnano attraverso il volto buono e benefico di Maria e la sua forza, anche noi da questo momento camminiamo verso il compimento in noi della risurrezione. Come la risurrezione si è compiuta in Maria così questa certezza di vita nuova diventerà esperienza in ciascuno di noi e compimento della nostra vita nella vita di Cristo morto e risorto.

La gioia dell’Assunzione della Vergine Maria diventa una gratitudine infinita nella Chiesa verso il suo Maestro e Signore che ha creato sulla terra il popolo dei figli di Dio ed in questo popolo ciascuno di noi è chiamato a prendere la sua responsabilità di continuare qui ed ora l’opera di Cristo che muore per l’uomo e risorge perché l’uomo possa essere finalmente sé stesso.

Così sia.


L’immagine in evidenza è L’assunzione della Vergine di Lorenzo Lotto (1512), Pinacoteca di Brera – Milano