I Santi sono amici di Cristo

OMELIA SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI – Cattedrale di Ferrara, 1 novembre 2015


Sia lodato Gesù Cristo!

È una immensa moltitudine quella dei Santi, ma al di là di qualsiasi previsione, che non può essere tradotta in termini statistici, aritmetici, è una moltitudine immensa che è ancora un “punto” rispetto ad un immenso popolo che ha risposto seriamente alla grande amicizia di Cristo.

I Santi prima di essere quelli che hanno, come molti, dato un apporto determinante alla ripresa dell’identità della Chiesa nei tempi più difficili – oppure iniziato nuove forme di cammino dietro il Signore Gesù Cristo come presenza operativa, caritativa, culturale – sono persone che hanno voluto essere fino in fondo amici del Signore, come anche la liturgia di oggi ci dice:

i Santi sono amici di Cristo.

I Santi sono quelli che, di fronte alla grande e inaudita proposta di Dio Padre, che in Cristo ci chiama amici e non ci chiama più servi, l’hanno accettata perché, come diceva san Tommaso d’Aquino, l’amicizia è la virtù della reciprocità: se uno ti si offre come amico è necessario che tu vi corrisponda con tutta la capacità di bene che porti nel cuore e con tutta l’intelligenza che sostiene la tua vita.

I Santi hanno fatto quello che hanno fatto perché sono stati fino in fondo amici del Signore e l’amicizia è stata la forma della loro vita quotidiana ed è la loro vita quotidiana il contenuto della santità: mangiare e bere, vegliare e dormire, vivere e morire non più per sé stessi ma per lui che è morto e risorto per noi. Questo flusso di santità non si chiuderà mai, un flusso di santità che ha bisogno dell’amicizia che Cristo ci dà e dell’amicizia che noi possiamo dare totalmente, integralmente, al Signore.

Spesso le circostanze quelle anche più banali, come quelle che ci fanno soffrire, sembrano insopportabili ma la santità la si vive nella quotidianità ovvero nel mangiare e bere, nel vegliare e dormire, nel vivere e morire per il Signore.

Questo è ciò che unifica tutti i Santi: l’origine comune nel Signore è la santità comune del popolo di Dio – come ha intuito in maniera folgorante il Concilio Ecumenico Vaticano II – che poi può prendere le più diverse forme e talora alternative, ma che nel cuore profondo della vita, della Chiesa come della singola persona, è semplicemente il gesto con cui si risponde al Signore che diventa amico della nostra vita, se noi lo accogliamo come amico.

Questo rende tutti i Santi partecipi di questa esperienza straordinaria: abbiamo potuto dire al Signore amico perché prima il Signore ci ha detto amico e lo ha detto a tutti.

La parola amico per Lui non era un modo di dire, ma significava spalancare la sua esistenza davanti all’altro, con una capacità di accoglienza e di rispetto sconfinata, e anche nei confronti di colui che lo tradiva – e forse Cristo sperava che la cosa non sarebbe accaduta – si rivolse dicendogli: «Amico, cosa sei venuto a fare?» (Mt, 26, 50).

Ecco, fratelli e sorelle, noi attingiamo in profondità alla santità della Chiesa che è la santità di Cristo. Vi attingiamo profondamente oggi, aiutati da questa enorme moltitudine di Santi, e chiediamo, attraverso la loro intercessione, di diventare capaci di vivere la nostra vita quotidiana nella fede, nella speranza e nella carità, dando alla nostra vita la forma dell’amicizia per Cristo.

Chiediamo, dunque, a questi amici del Signore – che hanno già compiuto il loro cammino terreno – che ci aiutino a dire ogni giorno, di fronte al mondo, “noi siamo amici di Cristo” e che ci consentano di dare a questa amicizia la forma della nostra vita quotidiana.

Tutti gli anni, quando mi sveglio la mattina dei Santi, devo confessarvi che non mi vengono in mente i grandi Santi – che pure hanno illustrato gloriosamente la Chiesa -, ma mi vengono in mente mia mamma e mio papà, perché sono stati nella mia vita una testimonianza umile e silenziosa di cosa possa essere la santità comune del popolo di Dio.

Se la Chiesa è un luogo dove si può pensare, fratelli miei, allo stesso modo, con la stessa certezza e con la stessa gratitudine, a san Francesco d’Assisi o a Santa Caterina da Siena e alla propria madre, vuol proprio dire che la Chiesa è una cosa straordinaria, e infatti la Chiesa è la presenza di Cristo nel mondo che fa di noi un popolo nuovo nel quale ciascuno trova il proprio posto, la propria collocazione e può rispondere all’amicizia del Signore come egli intende.

In questo dialogo fra il Signore Gesù Cristo e il cuore di ognuno di noi si tesse la cosa più straordinaria del mondo: il cammino con Lui, per Lui ed in Lui.

Così sia.


Nell’immagine in evidenza, particolare di Giovanni del biondo, San Giovanni evangelista, Galleria dell’Accademia – Firenze, utilizzata con licenza CC BY 3.0, modificata