82 anni fa (26 novembre 1941) nasceva mons. Luigi Negri

di Giulio Luporini

Oggi, 26 novembre 2023, ricorre l’ottantaduesimo anniversario della nascita di mons. Luigi Negri. Credo sia significativo ricordarlo a partire dall’importante evento, al quale la nostra Associazione ha aderito, svoltosi ieri a San Marino: Fede, ragione e missione. Convegno in onore di mons. Luigi Negri, uomo di fede, maestro di cultura. Un convegno (organizzato dal Centro Internazionale Giovanni Paolo II, da Culturacattolica.it e dall’Associazione culturale La Contea degli Insorgenti, in collaborazione con la Diocesi di San Marino-Montefeltro) non su mons. Luigi Negri ma in suo onore perché è stato dedicato ad alcune tematiche rispetto alle quali egli ha dato certamente un contributo significativo. I titoli delle due sessioni, quella mattutina e quella pomeridiana, sono stati infatti i seguenti: Fede e ragione: un incontro per il bene dell’uomo; Missione: “autorealizzazione” della Chiesa.

Non cercherò qui di riprendere i contenuti delle relazioni degli autorevolissimi ospiti, particolarmente profonde e articolate, che speriamo di avere modo di recuperare e approfondire in seguito, quanto piuttosto di soffermarmi sulle parole che sono state dedicate a mons. Luigi Negri.

Innanzitutto il ricordo personale e commovente di mons. Elio Ciccioni, vicario generale al tempo dell’episcopato di San Marino-Montefeltro. Egli ha ricordato come, al di là della prima impressione, «quella di un carattere un po’ burbero, forse timido», «nel rapporto personale si dimostrò subito accogliente, capace di dialogo e di relazioni profonde». Ne ha parlato come di un Vescovo «paterno e comprensivo con gli errori e con le debolezze di noi sacerdoti» che, tuttavia, «non ammetteva scorciatoie sulla dottrina, sulla fede», «una fede che doveva essere illuminata dalla ragione e diventare cultura». Un Vescovo caratterizzato da una «grande sollecitudine per i fedeli della diocesi ai quali rivolgeva con varie modalità e iniziative il suo magistero» e ancora di più da quella che egli ha definito un’«ansia della missionarietà, della diffusione del Vangelo, dell’Annuncio». «Un uomo di una vastissima cultura, filosofica, teologica ed umanistica» ma «dotato anche di una grande sensibilità, pronto ad intervenire per aiutare concretamente le persone quando gli era richiesto e gli era possibile». Ha inoltre precisato che «era intellettualmente onesto» in quanto «sapeva riconoscere la validità di tutti i cammini di fede» perché per lui «la cosa essenziale era che le persone arrivassero a conoscere Cristo». Dal punto di vista umano «una persona capace di amicizie fedeli che duravano nel tempo e sempre finalizzate all’aiuto reciproco e, soprattutto, per sostenersi reciprocamente nel cammino di fede». Per quanto riguarda il suo episcopato, egli ha affermato che «il suo nome resterà scritto tra i Vescovi più significativi di questa Diocesi» per diverse ragioni: «per la sua personalità; per la grande statura di fede e di cultura»; «per avere ottenuto che, il 19 giugno 2011, il Santo Padre Benedetto XVI visitasse questa Chiesa di San Marino- Montefeltro»; «per il suo magistero e per la sua sollecitudine per la ripresa della fede tra la gente».

Il cardinal Gerhard Ludwig Muller, che ha sviluppato una lectio magistralis molto importante sul bisogno e sul coraggio di aprirsi alla ragione seguendo l’insegnamento di Benedetto XVI, definito come «uno dei più importanti teologi sul soglio di Pietro», ha ricordato il suo primo incontro con mons. Luigi Negri: «Ricordo molto bene il primo incontro con il Vescovo Luigi Negri quando sono stato nominato Prefetto della congregazione per la dottrina della fede», «uno dei primi a farmi visita», e, in quell’occasione, «abbiamo parlato più di un’ora su questo tema, fede e ragione, soprattutto nella prospettiva del grande discorso di Benedetto XVI a Ratisbona». Ha inoltre aggiunto che da quel momento si è «sviluppata una grande amicizia» che li ha portati a collaborare a diversi convegni, uno dei quali per il Meeting di Rimini.

Rocco Buttiglione, membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, ha ricordato come insieme a don Negri, hanno imparato, seguendo don Giussani, la ragionevolezza della fede, senza la quale la vita non può essere vissuta adeguatamente, perché solo nella fede l’uomo può trovare la risposta al bisogno costituivo del cuore. Degli anni con Giussani, ha detto, «la prima cosa che ricordo, ma penso sia la prima che ricordava anche Luigi, è la scoperta del cuore come sintesi della persona (…) il cuore è quel fascio di evidenze ed esigenze con cui siamo gettati nel paragone della vita». Evidenze ed esigenze che trovano una risposta piena in «Cristo, centro del cosmo e della storia».

Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, dopo avere sottolineato che, «come spesso capita, quando non c’è più una persona cara, più il tempo passa, più se ne sente la mancanza», riguardo a Negri ha detto: «ci manca la sua generosità, la sua vicinanza, la sua passione, il suo richiamo ai fondamenti antropologici della nostra fede». Ha poi sviluppato, proprio «sulla scia dell’insegnamento di mons. Negri», anche lui una riflessione sul «discorso tenuto da papa Benedetto XVI a Ratisbona nel 2006, un discorso tanto criticato e contestato quanto non meditato e, probabilmente neanche letto, soprattutto dal ceto intellettuale e politico europeo». La lezione di Benedetto XVI è stata indicata come estremamente utile per affrontare la situazione di oggi, così profondamente segnata da atteggiamenti di carattere nichilistico per i quali l’uomo, in particolare nella nostra Europa, sembra destinato a dimenticare le proprie radici cristiane e, con esse, le dimensioni più profonde e costitutive di sé. Ha concluso il suo intervento ricordando che proprio don Negri è stato uno di quegli uomini che «ci hanno fatto uscire dal torpore, che ci hanno donato ragioni e fede per combattere la buona battaglia».

Mons. Giampaolo Crepaldi, Vescovo emerito di Trieste, intervenuto sul tema della missione, ha dichiarato che mons. Luigi Negri è stato «una delle figure più significative della Chiesa italiana», spiegando così le motivazioni della sua presenza al convegno: «sono venuto qui per saldare un debito di gratitudine verso mons. Negri (…) che anche per me fu un uomo di fede e un maestro di cultura. Sono venuto soprattutto per dirgli grazie per un legame di amicizia che insieme abbiamo avuto. Quest’amicizia è stata una grazia, un dono di Dio che abbiamo coltivato insieme». Prima di sviluppare le sue considerazioni, egli ha voluto evidenziare che «il tema della missione era un tema molto caro a mons. Negri», affermando che egli è stato capace di tradurlo «nell’impegno di illuminare di verità e di speranza la presenza e l’azione dei cattolici nella società italiana». Soprattutto ha detto che egli «era sostenuto dalla certezza che la fede nella Rivelazione in Cristo Salvatore, unitamente al corretto uso della nostra ragione, che deriva da Cristo, non hanno perso». Per questo mons. Luigi Negri «non era un uomo scoraggiato, era un uomo combattivo; non era un uomo che si era arreso, ma continuava ad andare avanti». Egli era sostenuto dalla convinzione «che Cristo era ancora in grado di illuminare e animare in senso pieno la presenza e l’azione dei cristiani nella società».

Anche madre Monica della Volpe, badessa emerita del Monastero di Valserena, ha spiegato la sua presenza, oltre che per l’importanza del tema della missione, «per l’amicizia che ci lega sia personalmente, io stessa e, soprattutto, la mia badessa suor Francesca Righi, sia come monastero di Valserena a mons. Negri», il quale «voleva molto bene al nostro monastero». Ha così iniziato la sua testimonianza ricordando l’importanza delle figure di don Giussani e di don Negri per la loro storia: «Con mons. Negri anche noi siamo profondamente convinte che credere e sapere per esperienza che Gesù Cristo è la Salvezza di ogni uomo e dell’umanità è il fondamento, la base per stabilire una convivenza sociale realmente umana, stabile e duratura. Ma non basta. Occorre anche quell’impeto incontenibile di amore per Cristo che abbiamo conosciuto in don Giussani e in mons. Negri, come in ogni santo testimone che Dio ha messo sulla nostra strada. Quell’impeto che può nascere solo dall’averLo incontrato e da non averLo più lasciato andare, per avere quindi acquisito una profondità personale nella conoscenza di Lui, cioè per essere arrivati a capire che Egli è la salvezza di ogni uomo, della mia vita prima di tutto e poi di tutta l’umanità (…) Chi incontrava davvero Giussani e lo seguiva davvero diventava un testimone e così mi è apparso Luigi Negri, non ancora monsignore e neanche don, alla prima riunione a Varigotti in cui l’ho incontrato (…) Un uomo capace di segnare la strada, capace di verità e di amicizia come pochi perché aveva dato la sua vita a Cristo, quindi uno di cui ci si poteva affidare».

Infine il professor Marco Cangiotti, docente di Filosofia Politica presso l’Università di Urbino, affrontando anche lui il tema della missione ma con particolare riferimento alla questione educativa, soprattutto alla difficile situazione che Benedetto XVI, già nel 2007 definì come emergenza educativa, ovvero il «profondo disorientamento in ordine alle questioni del valore della persona, del senso della vita, del significato della verità e del bene, disorientamento che passa attraverso quella che possiamo definire un logoramento della relazione fra i padri e i figli», ha indicato nell’educazione «uno dei temi fondamentali dell’azione sacerdotale, pastorale e culturale di mons. Luigi Negri».


Di seguito il video, realizzato dalla nostra Associazione, con alcuni significativi interventi di mons. Luigi Negri, con il quale è stato introdotto il convegno.


I video degli interventi dei vari relatori