Radicati in Dio per servire umilmente la Chiesa e l’uomo

di mons. Vincenzo Bertolone (Arcivescovo Emerito di Catanzaro-Squillace)

Nel quarto anniversario della morte di mons. Luigi Negri, su invito dell’Associazione Culturale Tu Fortitudo Mea, offro questo breve ricordo con animo grato, per custodirne la memoria e raccoglierne l’eredità spirituale ed ecclesiale.

A quattro anni dalla morte di mons. Luigi Negri, la memoria della sua persona continua a suscitare riflessione, confronto e, per molti, una gratitudine che non si è spenta. Non è segno di nostalgia, ma il riconoscimento di una figura che ha inciso nel dibattito ecclesiale e culturale italiano con una presenza netta, riconoscibile, mai neutra.

Mons. Negri è stato uomo di pensiero e di parola, ma prima ancora uomo di Chiesa. La sua formazione, segnata in modo decisivo dall’incontro con don Luigi Giussani, lo ha reso intimamente convinto che la fede cristiana non sia un’esperienza privata o intimistica, bensì un evento che interpella la totalità della vita e chiede di misurarsi con la storia, la cultura e le domande radicali dell’uomo. Da qui nasceva il suo stile, talvolta scomodo, spesso controcorrente, sempre animato da una profonda lealtà ecclesiale.

Il suo ministero episcopale, prima a San Marino-Montefeltro e poi a Ferrara-Comacchio, è stato vissuto con una forte coscienza pastorale. Mons. Negri aveva un’idea alta ed esigente del vescovo come custode della fede ricevuta e come padre chiamato a confermare il popolo di Dio nella verità. La cura per la formazione del clero, l’attenzione alla dottrina, il rispetto per la liturgia e la sollecitudine per la presenza pubblica dei cattolici non erano per lui aspetti secondari, ma dimensioni essenziali di una Chiesa che non vuole smarrire se stessa.

La sua franchezza non fu mai semplice gusto della polemica. Era piuttosto il riflesso di una concezione alta della verità cristiana: una verità che non ha bisogno di aggressività per affermarsi, ma che non può essere taciuta o attenuata senza tradire la sua forza liberante. In un tempo segnato dal relativismo e da un diffuso timore di esporsi pubblicamente, mons. Negri ha ricordato che il Vangelo non può essere ridotto a un linguaggio accomodante senza perdere la sua capacità di generare uomini liberi.

Mons. Vincenzo Bertolone, Arcivescovo Emerito di Catanzaro-Squillace

Non è casuale che il suo motto episcopale fosse Tu fortitudo mea. Non uno slogan, ma una professione di fede: il riconoscimento che la forza del pastore e del cristiano non nasce da sé, ma dall’affidamento radicale a Dio. In questa luce va compresa anche la nascita dell’Associazione Culturale Tu Fortitudo Mea, che ha scelto di assumere quel motto come nome e come programma, per mantenere viva la memoria di mons. Negri non in forma celebrativa, ma come responsabilità viva consegnata al presente.

Custodire la sua memoria significa custodire la fede: una fede che non teme il confronto, che non abdica alla ragione, che non rinuncia alla verità per essere accettata, ma che deve essere offerta con amore. Significa continuare a interrogarsi sul rapporto tra Chiesa e mondo, tra identità e dialogo, tra misericordia e verità — temi che mons. Negri ha attraversato con passione pastorale, pagando talvolta il prezzo dell’incomprensione e dell’isolamento.

Ricordarlo oggi non significa idealizzarlo, ma riconoscere la serietà di una vita spesa per ciò che riteneva essenziale: Cristo, la Chiesa, la dignità dell’uomo davanti a Dio. È questa serietà che resta come consegna a chi, anche attraverso l’opera dell’Associazione Tu Fortitudo Mea, desidera continuare a far fruttificare la sua eredità.

Nel suo motto — Tu fortitudo mea — mons. Luigi Negri ha consegnato alla Chiesa una sintesi limpida della sua fede e del suo ministero. Non la forza delle strategie, né quella delle appartenenze, ma la forza che nasce dall’essere radicati in Dio. Custodire la sua memoria significa allora tornare ogni giorno a questa sorgente, perché solo una fede che riconosce in Dio la propria forza può attraversare la storia senza paura e servire l’uomo senza tradire la verità. È una consegna che attraversa il tempo: solo chi è radicato in Dio non teme la storia, perché sa che la libertà matura solo nell’incontro con la Verità, umilmente testimoniata e servita con la vita.

Roma, 24 dicembre 2025

 ✠ p. Vincenzo  Bertolone SdP
Arcivescovo emerito
di Catanzaro-Squillace


La fotografia di mons. Vincenzo Bertolone è di Elia Fiorenza (talk | contribs)