di Peppino Zola*
Luigi Negri è sempre stato l’uomo dalle imprese scomode. Fin da quando era al liceo Berchet, dopo essere entrato in Gioventù Studentesca, si impegnò ad affrontare questioni scottanti, come quella relativa al caso Galileo, che da sempre viene brandito dai laicisti come dimostrazione della incredibilità della Chiesa. Come quella relativa al caso “Zanzara”, il giornalino degli studenti del liceo classico Parini, che aveva condotto una ricerca sul tema della sessualità, generando una grande polemica pubblica, nella quale, naturalmente, si inserirono elementi di discredito verso la morale cattolica. Come quella relativa al pregiudizio anticristiano contenuto in molti testi scolastici, verso il quale Luigi Negri iniziò un prezioso compito di “revisione”, se non altro per ristabilire la verità storica delle posizioni e dei giudizi cristiani. Tutti questi impegni avevano un unico scopo: quello di difendere Santa Madre Chiesa rispetto ai giudizi spesso errati e preconcetti prodotti dalla dilagante cultura dominante. Tutto questo era, evidentemente, molto scomodo, anche perché infrangeva giudizi che sembravano oramai definitivi circa la storia della Chiesa.
Quell’esordio giovanile battagliero e, ripeto, scomodo, mi pare che abbia accompagnato Luigi per tutta la sua utilissima vita, tesa sempre a proporre la Chiesa come luogo gratuito di verità e di liberazione, che lancia i fedeli verso una vita piena di significato. Piena di “centuplo”, per usare la parola evangelica spesso evocata dal suo maestro don Luigi Giussani. Maestro a cui è stato fedele per tutta la vita ed il cui insegnamento ha diffuso sia con l’insegnamento, sia in ogni occasione pastorale, sia durante il suo impegnativo compito arcivescovile.
Avendolo conosciuto fin dai tempi del liceo, penso di poter dire che Mons. Luigi Negri non ha mai cessato, neppure per un istante, di glorificare la Chiesa, per la quale ha dedicato ogni impegno, in tutti i modi, anche quelli all’apparenza bruschi, segno, peraltro, di una grande personalità. La scomodità a cui ho qui accennato, peraltro, è la conseguenza di ogni impegno cristiano integrale. Al mondo vanno benissimo i cristiani tiepidi, perché non danno alcun fastidio, permettendo ad ognuno di andare avanti come se Cristo non fosse venuto. Don Negri, insieme a tanti amici, ha scelto un’altra strada, abbandonata da quasi tutta l’intellighenzia cattolica: ha scelto di parlare bene, nei suoi tratti essenziali, della Chiesa Cattolica, indicandola a tutti come il luogo del proprio ristoro, anzi, della propria salvezza. La sua vera e profonda scomodità è stata quella di amare incondizionatamente Santa Madre Chiesa. Scandalo, oggi, anche per colleghi e amici.
* Presidente dell’Associazione Nonni 2.0