Omelia di p. Antonello Loddi CM – 31 Gennaio 2022
Si celebra oggi la festa di San Giovanni Bosco la cui esperienza religiosa e cristiana è un baluardo per la Chiesa, un baluardo di educazione. Una figura che ci è cara perché ha investito tutte le sue energie, tutta la sua sapienza, proprio come un fiume che inonda la terra e la rende fertile laddove arriva. Questa è stata la caratteristica principale del suo modo di agire: far fiorir la vita di tutti quei ragazzi giovani che incontrava, con il desiderio che si affezionassero a Gesù guardando a Lui come modello e alla Madonna come una madre che custodisce l’esperienza fatta.
Con il suo metodo desiderava abbracciare tutto l’uomo, tutto ciò di cui è fatto l’uomo, non una parte sola ma tutto di lui: la ragione, il sentimento, il corpo, lo spirito.
Desiderava che i ragazzi avessero per sé una guida che fosse pronta a un rapporto positivo, non repressivo, come era tipico del tempo; un rapporto positivo che infondesse coraggio, sostenesse, desse forza, in modo tale che chi incontrava l’esperienza cristiana la vivesse seriamente ma anche con grande letizia.
Pensando a san Giovanni Bosco e ringraziando il Signore di avere messo un uomo così nella vita della Chiesa trovo molto bello che oggi, in questa eucaristia, celebriamo la memoria, a un mese dalla morte, di mons. Luigi Negri, perché aveva dentro di sé molto di questo metodo di san Giovanni Bosco.
È stato detto tanto ai suoi funerali visto che da morto lo hanno fatto girare per mezza Italia. È stato un bene perché così si è tanto parlato di lui, un’occasione per dire bene di lui.
A me colpiva di lui il suo desiderio, che era lo stesso di san Giovanni Bosco, di raccontare ai giovani la bellezza di essere cristiani. Ricordo, quando ero giessino a Sassari, lessi questo libro, che è ingiallito dal tanto uso che ne ho fatto, Dire Cristo ai giovani, il cui titolo è davvero significativo. Era questo il suo desiderio: raccontarLo ai giovani in maniera bella e affascinante perché voleva che noi, giovani studenti, fossimo dei cristiani seri ma lieti in Cristo e pronti a testimoniarlo subito a scuola.
Don Negri è venuto tante volte in Sardegna e, spesso insieme a Giuliana Contini, appartenente al gruppo dei memores domini, ha girato tutta la Sardegna per raccontare a tutti la bellezza di essere cristiani con lo stesso metodo che aveva a cuore san Giovanni Bosco. E per questo non posso che ringraziare il Signore per averlo messo sulla mia strada. Leggere i suoi libri per me è sempre stato un tuffo in questo grande mare di saggezza. Era capace di trasmettere con il suo temperamento, con la sua capacità di ridere e di scherzare ma anche di “bastonare”, perché anche questo fa parte del metodo educativo.
Mi ha colpito che, proprio nella prefazione di questo libro, lui dice di sé queste parole:
«l’uomo muore, se non incontra Cristo. E chi lo ha incontrato vive per annunciarlo e farlo incontrare a tutti quelli che gli passano accanto nella vita. Ho vissuto quarant’anni della mia vita (dall’inizio del mio cristianesimo finalmente “cosciente”) e venticinque del mio sacerdozio per comunicare la fede in Cristo e per accompagnare i giovani e meno giovani sulla strada della sequela del Signore, nell’appartenenza al mistero della Santa Chiesa di Dio. Questo riempie la mia vita, questo e solo questo desidero di poter fare fino al momento in cui il Signore mi chiamerà a vederlo così come Egli è».
Ecco io l’ho conosciuto così e l’ho conosciuto così anche in questi ultimi cinque anni che ha trascorso qui con noi, perché dopo che è diventato Vescovo emerito è ritornato a Milano e noi lo abbiamo accolto e qui si è sentito voluto bene, si è sentito a casa. E noi abbiamo potuto godere della sua presenza e delle sue parole. E ringrazio anche voi perché avete avuto la pazienza, soprattutto nell’ultimo periodo, di saperlo abbracciare anche se notavamo tutti la sua fragilità, il suo continuo ripetere le stesse cose.
Ma anche in questa circostanza segnata dalla malattia, lui ripeteva le cose che gli stavano veramente a cuore: che noi tutti potessimo attaccarci a Gesù, noi che, a differenza della emorroissa del Vangelo che tocca il lembo del mantello, tocchiamo il corpo di Gesù il quale è mandato a noi per guarire tutte le ferite e rendere il cuore lieto. Ci ha ripetuto tante volte questo invitandoci a domandare in tutti i momenti: «Vieni Signore Gesù e guarisci tutte le mie ferite».
E allora oggi vogliamo affidarlo alla Misericordia di Gesù ringraziandolo per quella parte di vita trascorsa insieme a noi. Ho apprezzato la sua libertà di vivere ciò che gli stava a cuore e di dire, anche in modo non politicamente corretto, quello in cui credeva.
Per questa sua libertà, mai separata dall’obbedienza alla Chiesa e al Papa che la guida, a volte è stato criticato e ha pagato anche con un certo isolamento che, comunque, con l’aiuto del Signore, ha saputo vivere come chi combatte senza risparmiarsi nella certezza che, come è scritto in questo suo libro, Dire Cristo ai giovani, la verità è capace di sfidare il futuro perché è la risposta a me “adesso” e “per sempre”
(p. Antonello Loddi CM – Parroco – Madonna della Medaglia Miracolosa, Milano)