La Cattedra di San Pietro: certezza per tutti gli uomini

Pubblichiamo un estratto dell’omelia di mons. Luigi Negri tenuta in occasione dell’ottavo anniversario della morte di mons. Luigi Giussani (22 febbraio 2013). La Santa Messa fu celebrata nella festività della Cattedra di San Pietro, nel delicato momento che stava vivendo la Chiesa dopo la rinuncia di papa Benedetto XVI (11 febbraio), a pochi giorni dall’entrata in vigore delle sue dimissioni (28 febbraio). Il brano riportato evidenzia il ruolo decisivo della Cattedra di San Pietro per la vita della Chiesa e di tutti gli uomini. Una riflessione che può aiutare a comprendere meglio quanto in questi giorni la Chiesa sta vivendo, al di là di tutte le riduzioni massmediatiche a cui spesso assistiamo a proposito del conclave.


Grifo di Tancredi, San Pietro, National Gallery of Art, Washington (XIV secolo)

La Cattedra di San Pietro è la grande e unica certezza che esiste nella storia. Mai come in questi tempi è assolutamente evidente quello che la liturgia, nella preghiera d’inizio, ha accennato con sobrietà ma con verità: «Concedi, Dio onnipotente, che tra gli sconvolgimenti del mondo non si turbi la tua Chiesa, che hai fondato sulla roccia con la professione di fede dell’apostolo Pietro». Gli sconvolgimenti del tempo non toccano la Chiesa perché la Chiesa è fondata su quella roccia che è la professione di fede dell’apostolo Pietro, il quale è andato al fondo dell’esperienza del suo rapporto con il Signore, riconoscendo in lui il Figlio di Dio. Questa è la certezza per cui l’uomo, non solo il cristiano ma ogni uomo, non è più abbandonato alla perturbazione delle circostanze, dei sentimenti, dei risentimenti, dei progetti, delle illusioni, delle delusioni. L’uomo, che cerca una risposta vera alla domanda della sua vita, non può prescindere da questa Cattedra, da questa roccia, dalla possibilità di essere accolto e accompagnato nel cammino della vita da essa. Il Papa è innanzitutto questo: di generazione in generazione, la presenza del Papa nella Cattedra di Roma significa che l’uomo non è abbandonato alle sue misure, che l’uomo non è abbandonato all’inevitabile e inesorabile esperienza del fallimento e della fatica, del dolore e dell’inconsistenza.

Quanto più guardiamo, oggi, il mondo in cui siamo immersi, che ci circonda e che ci condiziona – nella sensibilità con la quale viviamo la nostra esistenza, con la quale guardiamo la vita dei nostri fratelli uomini ma ancor di più nel modo stesso di sentire e vivere la Chiesa – tanto più capiamo che la nostra salvezza consiste nel poter poggiare su questa certezza; il poter essere accolti da questa Cattedra; il poter camminare con la forza che viene, di secolo in secolo, dalla grande e definitiva professione di fede dell’apostolo Pietro.


Luigi Negri, Con Giussani. La storia & il presente di un incontro, edizioni Ares, Milano 2021, pp. 185-186 (nella seconda parte del volume sono raccolte tutte le omelie di mons. Luigi Negri tenute nei vari anniversari della morte di Luigi Giussani, dal 2006 al 2017).

Qui è possibile leggere l’intorduzione al libro: Con Giussani. La storia e il presente di un incontro (INTRODUZIONE)