La Madre della vita nuova (Omelia, 8 dicembre 2015)

Pubblichiamo l’omelia di mons. Luigi Negri pronunciata in occasione della Festività dell’Immacolata Concezione – 8 dicembre 2015, Cattedrale di Ferrara

Sia lodato Gesù Cristo!

Il senso profondo di questa grande solennità – che il popolo cristiano ha celebrato inconsapevolmente, quasi senza accorgersene, e che poi dal lontano 1854, anno in cui Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria, celebra con una profondità di verità sempre crescente – sta nella grande affermazione della liturgia con cui si apre questa celebrazione: «Noi adoriamo il Signore Gesù Cristo e veneriamo la Vergine Maria». Noi adoriamo il Signore Gesù Cristo da cui è venuta la vita nuova che ogni uomo attendeva senza potersela dare, perché le vicende della vita personale e sociale mettevano a nudo una sostanziale impossibilità dell’uomo a raggiungere la verità e la bellezza della vita. Ciò che, però, è impossibile all’uomo Dio lo ha fatto. Eva è stata la madre di tuti i viventi, come dice il libro della Genesi che abbiamo appena sentito proclamare, ma tutti questi viventi che nascono da Adamo ed Eva trovano la loro vita segnata dalla ribellione, dal peccato, dal rifiuto di Dio, dal tentativo di sostituire la Signoria di Dio con la signoria dell’uomo e dei propri pensieri, e questo corrompe in profondità il cuore dell’uomo di generazione in generazione. Non totalmente corrotto, ma certamente corrotto. Il male, dunque, sembra avere un possesso sterminato sull’uomo fino a che – e solo questo ha risolto la questione in termini definitivi – il Signore Dio ha mandato il suo Figlio, il Verbo di Dio, a incarnarsi nel seno della Vergine Maria.

Il Verbo di Dio si è incarnato per superare definitivamente il male e ricostruire l’uomo nella sua grandezza originaria, anzi di più, perché la redenzione non è la restituzione dell’uomo alla dignità che aveva ma è la chiamata dell’uomo, di questo tempo e di tutti i tempi, a partecipare definitivamente alla vita gloriosa di Cristo che muore e risorge. Perché l’avvenimento dell’incarnazione fosse pienamente umano, concretamente storico, carnale, significativo per la vita del corpo e dell’anima, il Signore Iddio ha voluto avere bisogno di una creatura, di una donna, che si contrapponesse in maniera radicale e definitiva alla madre di tutti i viventi.

La madre di tutti i viventi non ha potuto impedire che il proprio peccato segnasse gravemente la vita delle generazioni che si sarebbero succedute. Maria, figlia di Israele e figlia dell’umanità, invece, con il suo radicale “Sì”, con la consegna della sua intelligenza e del suo cuore alla presenza di Dio e al suo progetto di salvezza, ha reso possibile l’Incarnazione. Per realizzare questa incarnazione il Signore ha anche predisposto che la vita di Maria non fosse minimamente toccata dal peccato originale. Così, come Iddio è stato il padre della creazione, Maria è la madre della redenzione, è la madre della vita nuova. Di questo confronto radicale ci ha parlato quest’oggi Sant’Anselmo scrivendo cose grandi sul mistero della Immacolata Concezione della Vergine Maria (cfr. Ufficio delle Letture).

Noi non partecipiamo più al popolo di Adamo e di Eva, la nostra vita non è più segnata dal male. Il nostro cuore, che pur conserva la tensione a tradire Dio, non ha però una rovinosa e quasi insopprimibile volontà a negarlo. Questo cuore è il cuore stesso di Cristo che viene partecipato alla nostra vita e noi godiamo di questa parentela nuova con il Verbo di Dio incarnato e, attraverso questa parentela con il verbo di Dio incarnato, godiamo della parentela con Dio, potendo chiamarci ed essendo certamente figli di Dio.

Così ritroviamo la madre del Signore, quella madre che ha vissuto la sua vita ogni momento per affermare la presenza di Cristo nella sua vita e per seguire la sua missione di fronte agli uomini di quel tempo. La Vergine Maria da Cristo ha ricevuto, all’imbrunire sul golgota, la grande missione di permanere come madre di tutte le generazioni di cristiani che si sarebbero succedute.

Maria, madre del Signore: in questa profonda affezione che investe la nostra esistenza noi troviamo la nostra pace.

Il mondo preme contro di noi in maniera inaspettata ed incredibile, qualche volta insopportabile, ma la protezione della Vergine Maria stende attorno a noi un vallo sicuro, «come oste schierata a battaglia» la vide il sommo poeta Alessandro Manzoni alla fine di un tenerissimo inno al nome di Maria.

Maria timidamente abbandonata a Dio e, perciò, forte della forza di Dio e di questa forza dispensatrice a tutte le generazioni di cristiani che, oggi più che mai, chiedono che lei impetri per noi dal Signore Gesù Cristo la forza della fede, la chiarezza della intelligenza cristiana, l’impeto della missione, la capacità di sfidare le tristi vicende del tempo con la serena certezza di chi, abbandonando la propria vita come lei nelle mani del Signore, ne riceve in modo straordinario vita, forza e potenza.

Così, con questa consapevolezza ci accompagniamo a lei in questo cammino che ci guida verso il Natale, all’inizio di questo straordinario anno della misericordia che la carità pastorale di Papa Francesco ha messo a disposizione di tutta la Chiesa e quindi di ciascuno di noi.

Camminiamo, allora, fratelli e sorelle con forza e con fiducia. Non forti della nostra forza e non fiduciosi nella mentalità di questo mondo, ma fiduciosi in Colui che è venuto a dare la sua vita perché la nostra vita fosse piena. Con questa certezza noi partecipiamo sempre di più al mistero della vita di Cristo e, attraverso la nostra testimonianza, la vita di Cristo diventa possibilità aperta davanti al cuore di ogni uomo. Questi sono i ponti che noi costruiamo nel mondo: i ponti della fede, i ponti della libertà, i ponti della condivisione della vita con tutti coloro con cui viviamo ogni giorno. Così sia.